LA SORPRENDENTE STORIA DI SPOTIFY

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LA SORPRENDENTE STORIA DI SPOTIFY Immagina una situazione comune: sei seduto con gli amici e uno di loro propone di mettere della musica. Spesso, la risposta è "Non ti preoccupare, ci penso io. Ho Spotify Premium!” Quante volte hai sentito questa conversazione negli ultimi anni? Probabilmente molte. Ma in quanti sanno come è nata questa piattaforma leader che ha radicalmente rivoluzionato il modo in cui ascoltiamo la musica? In questo articolo, ripercorreremo la sua storia e l’impatto che ha avuto sulla scena musicale.

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LA SORPRENDENTE STORIA DI SPOTIFY

La piattaforma che ha cambiato il modo di ascoltare musica

Immagina una situazione comune: sei seduto con gli amici e uno di loro propone di mettere della musica. Spesso, la risposta è "Non ti preoccupare, ci penso io. Ho Spotify Premium!” Quante volte hai sentito questa conversazione negli ultimi anni? Probabilmente molte. Ma in quanti sanno come è nata questa piattaforma leader che ha radicalmente rivoluzionato il modo in cui ascoltiamo la musica? In questo articolo, ripercorreremo la sua storia e l’impatto che ha avuto sulla scena musicale. [h2]Come tutto ha avuto inizio[/h2] All'inizio degli anni 2000, la pirateria musicale costituiva ancora un problema rilevante. Ed è proprio in questo contesto che si inserisce la storia di Spotify, creato con l'obiettivo di offrire una soluzione ai consumatori che desideravano ascoltare legalmente la loro musica preferita senza dover acquistare interi album musicali. [br]break-line[/br] L’idea di una piattaforma web per aggirare il problema della pirateria è di un imprenditore svedese, [b]Daniel Ek[/b], da sempre appassionato di musica e tecnologia, il quale, nel momento in cui il popolare servizio di musica peer-to-peer Napster chiude e il sito illegale Kazaa inizia a prendere il sopravvento, intuisce che è tempo di creare un’alternativa in grado di sostenere l'industria musicale e gli artisti. È il 2002 e il giovane Daniel inizia a lavorare, così, sulla sua idea. Ma è solo [b]nel 2006 [/b]che, [b]insieme a Martin Lorentzon[/b], [b]fonda a Stoccolma la società Spotify AB[/b]. [b]Lo sviluppo della piattaforma parte proprio in quell'anno, per poi vedere la luce nel 2008[/b]. [img]magazine/article55/2.jpg[/img] [nl]new-line[/nl] Nel 2009 entra a far parte del team di lavoro anche [b]Sean Parker[/b], il fondatore di Napster, affascinato dall’idea di poter restituire la musica a tutti con la possibilità di scaricarla legalmente. Iniziano, quindi, i grandi investimenti e Spotify viene piano piano lanciata e fatta conoscere in Europa, America, Australia e in alcuni paesi dell’Asia. [h2]Dai primi ostacoli all’affermazione mondiale[/h2] I primi anni di vita di Spotify non sono facili, con difficoltà sia economiche che amministrative. Il primo anno l’azienda chiude in forte perdita, tra il 2008 e il 2009 è costretta a fare i conti con problemi di sicurezza interna e di violazione degli account, per arrivare addirittura nel 2010 alla segnalazione come applicazione trojan da parte dagli antivirus prodotti da Symantec, con conseguente disabilitazione su milioni di device. [br]break-line[/br] Oltre queste problematiche, [b]uno dei principali ostacoli che il progetto incontra è l’accordo con le case discografiche[/b], da sempre detentrici dei diritti sulla musica. Una soluzione che arriva solo dopo molte trattative, quando le due parti concordano la cessione del 20% delle azioni di Spotify alle case discografiche in cambio dei diritti sulla musica. [br]break-line[/br] Nel corso del tempo, poi, molti degli artisti meno popolari cominciano a intentare cause contro la piattaforma, con l’obiettivo di aumentare i loro introiti e ottenere maggiori diritti sul loro modo di pagamento. [img]magazine/article55/3.jpg[/img] [nl]new-line[/nl] Spotify, da vero leader del settore, riesce a superare tutte queste difficoltà, mantenendo il suo monopolio come servizio di streaming musicale più utilizzato al mondo. Iniziano, così, ad arrivare i primi riconoscimenti da parte della critica, con premi relativi alla sua lungimiranza e al suo spirito pionieristico nel panorama musicale. È solo l’inizio dell’ascesa mondiale, che porterà l’azienda a raggiungere la quota di [b]489 milioni di utenti nel 2022[/b]. [h2]Qual è il segreto del successo di Spotify?[/h2] Il successo di Spotify è attribuibile a due fattori chiave. In primo luogo, l[b]a perseveranza e la determinazione dei fondatori e degli sviluppatori del progetto[/b], che hanno continuato a lavorare nonostante i numerosi rifiuti ricevuti. In secondo luogo, [b]il modello di business[/b] di Spotify, che offre agli utenti la libertà di scegliere se utilizzare il servizio gratuitamente, con pubblicità e limitazioni, o pagare un piano Premium per avere accesso a funzioni più complete. Questo modello viene definito [b]Freemium[/b] e consiste proprio nell’offrire dei servizi che prevedono un piano gratuito con delle limitazioni e un piano a pagamento con il superamento di questi limiti. E Spotify ha dimostrato di essere un vero e proprio caso scuola di questa tipologia di business, con la conversione dell’80% delle registrazioni alla versione gratuita ad un abbonamento a pagamento. Questa strategia è, infatti, pensata per attrarre inizialmente il maggior numero possibile di utenti e ricavarne poi il più alto margine di profitto. Una scelta vincente che ha decisamente contribuito al successo di Spotify.

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