STORYTELLING SBAGLIATO

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STORYTELLING SBAGLIATO Con le parole possiamo dire tanto, possiamo raccontare storie incredibili e calorose, possiamo trasmettere i nostri valori e ciò in cui crediamo. Attraverso le parole, per di più, esprimiamo chi siamo o chi vorremmo essere.

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Il caso de La Molisana

[b]Con le parole possiamo dire tanto, possiamo raccontare storie incredibili e calorose, possiamo trasmettere i nostri valori e ciò in cui crediamo. Attraverso le parole, per di più, esprimiamo chi siamo o chi vorremmo essere.[/b] [br]break-line[/br] Essenziale però è utilizzare le parole adeguate e saper raccontare nel modo più giusto, sia per appassionare gli altri sia per evitare fraintendimenti. Questo vale per i rapporti umani e anche per un’azienda. Ecco l'importanza dello storytelling nell’ambito delle strategie di marketing aziendale: saper raccontare e trovare il giusto modo per far capire cosa vogliamo trasmettere. [br]break-line[/br] Ma cosa succede se sbagliamo il modo in cui ci esprimiamo? Quando l'intento non è cattivo, ma potrebbe apparire tale agli occhi degli altri? [br]break-line[/br] Questo errore è accaduto nella comunicazione de La Molisana, che nonostante negli anni passati abbia ricevuto numerosi apprezzamenti, all’inizio del nuovo anno stava rischiando di vanificare tutto. Il motivo? Una strategia di storytelling sbagliata. [h2]La Molisana: una storia centenaria[/h2] Chi è La Molisana lo sappiamo un po’ tutti. In ogni supermercato (da nord a sud) troviamo lo scaffale con i numerosi formati di pasta che tale azienda produce. Chi di voi non l’ha mai provata? Almeno una volta, a tutti è capitato di comprarla o riceverla in regalo. [br]break-line[/br] Sicuramente è un’azienda che si è distinta nel corso degli anni per le iniziative attuate e per la qualità dei suoi prodotti. Produce in maniera tradizionale tutti i principali formati di pasta, soddisfacendo le richieste dei consumatori, sia sul territorio italiano sia nel resto del mondo. [br]break-line[/br] La storia de La Molisana si avvia agli inizi del '900, quando Domenico Ferro sceglie di lasciare la Campania e di trasferirsi nel Molise, terra a lui sconosciuta. Nel 1910, inaugura il primo molino a Palmenti. [br]break-line[/br] Gli anni della guerra non sono semplici per l'azienda. Alcuni bombardamenti distruggono il molino e con esso anche molti sogni. La ripresa nel dopoguerra è difficile, ma con tenacia e pazienza, l'azienda riesce a ripartire. [br]break-line[/br] Seguono anni di crescita, in cui l'azienda non smette di investire e di innovare. Proprio grazie ad una serie di investimenti, ma anche all'implementazione di un'ottima strategia sia a livello organizzativo-aziendale sia di marketing, La Molisana può vantare oggi un fatturato che supera i 100 milioni di euro, diventando la quinta pasta più consumata dagli italiani ed esportando il suo prodotto in ben ottanta paesi. [img]magazine/article9/2.jpg[/img] [h2]L’impegno ambientale e sociale[/h2] L’azienda ha un forte impegno verso problemi [b]ambientali[/b] e [b]sociali[/b]. L’anima green del pastifico è ben testimoniata dell’hashtag [b]#pensiamoalfuturo[/b]. La Molisana, infatti, è impegnata da molti anni nella tutela dell'ambiente, ritenendo di dover intervenire in prima linea con packaging sostenibili, invito al riciclo, sensibilizzazione al rispetto della natura. Con azioni concrete e investimenti importanti punta da una parte all'innalzamento degli standard di qualità e dall'altra alla drastica riduzione del suo impatto ambientale. In primis, ad esempio, il [b]packaging[/b] è realizzato in polipropilene, una plastica per alimenti sicura e conforme, che può essere di nuovo inserita nel ciclo produttivo. In secondo luogo l’azienda è dotata di [b]impianto fotovoltaico[/b] per l’autoproduzione di energia elettrica. [br]break-line[/br] Con corsi di [b]cucina solidale[/b], l’azienda è impegnata anche sul fronte sociale. L’idea è diffondere la cultura del mangiar bene, nel segno della salute e della sostenibilità, ma anche finanziare progetti socio-culturali. Attuando una partnership con IEO (Istituto Europeo di Oncologia), ha svolto, negli scorsi anni, una stagione di seminari con degustazioni guidate a Milano, per divulgare i sani principi alimentari e raccogliere fondi da destinare alla ricerca. Il 50% del ricavato dell'operazione infatti è stato destinato alla Fondazione IEO. [h2]Marketing e comunicazione[/h2] L’identità del marchio è fortemente sostenuta da un marketing efficiente. “[b]Spirito tenace[/b]” è il messaggio divulgato a partire dal 2020. Sui media tradizionali con lo spot da 15 e 30 secondi, che racchiudeva il modus operandi dell’azienda: radici forti, visione lungimirante, costanza, impegno. Parallelamente il messaggio è stato ripreso su tutti i canali social con l’obiettivo di coinvolgere e stimolare al dialogo diversi pubblici. [br]break-line[/br] Con un tone of voice incentrato sull’[b]ironia[/b] e sul [b]coinvolgimento[/b], l’azienda è molto attiva sui social, condividendo contenuti creativi incentrati sulla contemporaneità e sulla leggerezza per attirare l’attenzione anche dei più giovani. La pasta è associata in modo originale e divertente ai [b]Segni Zodiacali[/b], ai [b]supereroi[/b], all’[b]ambiente[/b]. La comunicazione aziendale inoltre attua [b]strategie di real-time marketing[/b] efficaci, come nel caso della notizia della Nasa riguardante la presenza di acqua su un emisfero della Luna. La risposta de La Molisana è stata a dir poco originale. [img]magazine/article9/3.jpg[/img] [h2]Cos’è successo dopo?[/h2] Il 5 gennaio 2021 l'azienda è stata letteralmente investita da una bufera mediatica. La causa che ha scatenato la dura reazione degli utenti è originata dallo storytelling legato ad alcuni formati di pasta. Le “[b]Tripoline[/b]”, le “[b]Bengasine[/b]”, le "[b]Assabesi[/b]” e le “[b]Abissine[/b]”, sono questi i formati di pasta che hanno fomentato numerose critiche. I nomi scelti ricordano chiaramente le zone dell'Africa che vennero occupate nel periodo di massima espansione del colonialismo italiano, negli anni ‘30 del novecento. Il problema però non sono i nomi dei suddetti prodotti (utilizzati anche da altre aziende), ma il racconto che viene riportato accanto. [br]break-line[/br] L'azienda descrive le Abissine con parole che si destano all’equivoco: [i]“Negli anni Trenta l'Italia celebra la stagione del colonialismo con nuovi formati di pasta”[/i]. Una vera narrazione celebrativa di quelli anni, non una descrizione di un evento storico. È questo ciò che in primis è stato condannato. E ancora: [i]“La pasta di semola diventa elemento aggregante? Perché no?”[/i]. Cioè aggregante per chi? Per i popoli africani che noi Italiani abbiamo ferocemente voluto conquistare? Utilizzando poi espressioni come [i]“di sicuro sapore littorio” [/i]si allude al fascio littorio e ai fasci dell’epoca di Mussolini. Ugualmente imbarazzante la descrizione delle Tripoline: [i]“Il nome evoca luoghi lontani, esotici ed ha un sapore coloniale”[/i]. A parte la difficoltà di capire come possa essere un gusto littorio e un sapore coloniale, qualcosa nella catena di comunicazione è andato storto. [br]break-line[/br] Ovviamente la reazione suscitata è stata molto forte. La motivazione scatenante, che ha fatto infuriare molte persone, è stata proprio la [b]descrizione celebrativa[/b] che affiancava questi prodotti sul sito. [br]break-line[/br] L’azienda è stata definita da più parti “fascista” e le prese di posizione sono state nette: un’azienda importante e affermata come La Molisana non può, nel 2021, celebrare atti crudeli e drammatici attuati dal nostro paese nel periodo fascista. [br]break-line[/br] Critiche e offese che hanno spinto l’azienda a rimuovere la descrizione dal sito e a scusarsi tramite le pagine social ufficiali, spiegando inoltre di voler revisionare i nomi e contenuti delle paste in questione. [img]magazine/article9/4.jpg[/img] [h2]La vicenda de La Molisana cosa insegna? [/h2] Tutta questa vicenda insegna che l’impegno di anni e anni può svanire in un secondo se si sbaglia comunicazione. Contestualizzare la nascita di nomi e oggetti è d’obbligo, specie se si riferiscono a situazioni politiche e sociali dolorose. Il passato è importante perché ci ricorda ciò che siamo stati, nel bene e nel male. Ma descrivere e narrare con parole e toni scorretti può causare fraintendimenti gravi. [br]break-line[/br] Accettiamo che non era nelle reali intenzioni dell’azienda celebrare quel periodo storico, perché che interesse ne avrebbe avuto? I nazifascisti ritirandosi da Campobasso distrussero la loro azienda. Inoltre il capostipite della famiglia Ferro, nel dopoguerra, partecipava alle sottoscrizioni della Festa de L’Unità. [br]break-line[/br] Per cui, qui, [b]il grave errore è stato aver trattato con leggerezza la storia dei massacri italiani in Africa, utilizzando uno storytelling superficiale[/b]. Ribadiamo non il nome in sé, ma l’esaltazione che palesemente è stata utilizzata. La storia non cambia, ma si poteva raccontare in un altro modo. Si poteva raccontare della nascita del formato storico, sul perché nasce e in quale contesto storico. Occuparsi della comunicazione di un marchio è una grande responsabilità. Uno storytelling sbagliato può essere molto dannoso per un’azienda e potrebbe non rispettare i valori costruiti con anni di impegno. Le parole vanno calibrate e utilizzate con prudenza e meticolosità.

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