MONOPOLY E LA SUA STORIA LUNGA OLTRE 100 ANNI Immancabile compagno di serate in famiglia o con gli amici, il Monopoly da sempre appassiona grandi e piccini ed è senza dubbio il gioco da tavola più famoso. Basti pensare che esiste in 11 Paesi ed è stato tradotto in ben 44 lingue. Un gioco che, oltre alla grande notorietà acquisita nel corso degli anni, conta anche un altro primato, quello di aver avuto innumerevoli versioni tema. Abbiamo voluto ripercorrere la sua lunga storia, dalle origini all’evoluzione fino ad arrivare ai giorni nostri.
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Immancabile compagno di serate in famiglia o con gli amici, il Monopoly da sempre appassiona grandi e piccini ed è senza dubbio il gioco da tavola più famoso. Basti pensare che esiste in 11 Paesi ed è stato tradotto in ben 44 lingue. Un gioco che, oltre alla grande notorietà acquisita nel corso degli anni, conta anche un altro primato, quello di aver avuto innumerevoli versioni tema. Abbiamo voluto ripercorrere la sua lunga storia, dalle origini all’evoluzione fino ad arrivare ai giorni nostri. [h2]La nascita del Monopoly[/h2] Le origini del noto gioco sono abbastanza controverse e ancora oggi dibattute. E persino il nome, che fa riferimento al sistema economico del monopolio, in realtà non sarebbe quello originale, che aveva un significato molto diverso. [br]break-line[/br] Secondo la versione ufficiale data dalla Hasbro, fabbrica di giocattoli detentrice del brevetto, [b]il Monopoly sarebbe nato nel 1933[/b], ad opera di [b]Charles B. Darrow[/b], un tecnico di termosifoni disoccupato che arrotondava facendo il dog walker. Secondo la storia, Darrow inventa un gioco basato sulla compravendita di terreni e di immobili, dando alle strade nomi reali, quelli della città di Atlantic City dove era solito trascorre l’estate da bambino. E nel 1934 decide di proporre alla casa editrice Parker Brothers la sua invenzione, che viene però rifiutata. Ma Darrow non demorde e decide di produrre da solo il gioco, mettendolo in vendita in un grande magazzino di Philadelphia. Le prime 5000 copie vengono vendute molto rapidamente, così l’anno successivo la Parker Brothers decide di acquistarlo. [b]È il 1935 e il Monopoly viene brevettato ufficialmente[/b], raggiungendo in poco tempo un grande successo: in soli due anni vengono vendute 2 milioni di scatole, facendo la fortuna dei suoi inventori. [img]magazine/article49/2.jpg[/img] [nl]new-line[/nl] L’ Harper Magazine riporta, però, un’altra versione, secondo la quale [b]le vere origini del Monopoly risalirebbero già al 1903[/b]. In quell’anno, un’attrice statunitense, [b]Elizabeth Magie[/b], deposita il brevetto ufficiale di un gioco da tavola che è una sorta di proto-Monopoly e che viene divulgato nel 1906 con il nome di [b]Landlord’s Game[/b], ovvero il gioco del proprietario terriero. Questa prima versione voleva, infatti, spiegare un controverso fenomeno sviluppatosi proprio nel primo decennio del XX secolo, quello del land grabbing, cioè l’appropriazione di terre in paesi in via di sviluppo. Quindi ha una connotazione del tutto differente rispetto alle moderne regole di gioco e all'ambientazione, ispirato dagli ideali del Georgismo, una filosofia economica in voga all’inizio del secolo scorso. Una teoria che considerava la terra come bene comune e non privato, presupponendo il pagamento di una tassa unica per usufruire di essa. Dunque, in netta contrapposizione al concetto di “monopolio”. [img]magazine/article49/3.jpg[/img] [h2]L’evoluzione[/h2] La versione originaria di Landlord’s Game si presentava in modo quasi analogo a come lo conosciamo oggi. [b]Il gioco si svolgeva[/b], infatti, [b]su una plancia composta da 40 caselle disposte a formare un quadrato di dieci caselle per lato[/b]. Le quattro caselle d’angolo identificavano rispettivamente: il punto di partenza (che la Magie chiamò Mother Earth), dove si otteneva anche del denaro, la prigione (Jail), il Parco Pubblico e la casella Vai in Prigione; al centro di ogni lato era presente una casella indicante una ferrovia, mentre le restanti caselle rappresentavano proprietà da acquistare o tasse/multe da pagare. Contrariamente a quanto previsto dalle regole del moderno Monopoli, questa prima versione ammetteva la cooperazione tra giocatori, che potevano decidere di versare l’affitto non al singolo proprietario ma in un “piatto” comune. Non c’era alcun riferimento alla formazione di monopoli né alla possibilità di far pagare tasse più alte dopo la costruzione di case e hotel, peraltro non contemplata. [img]magazine/article49/4.jpg[/img] [nl]new-line[/nl] In ogni caso, nel 1906 anno di diffusione del proto-Monopoly, il principio dei monopoli si era già diffuso e consolidato.[b] Il gioco, concepito per insegnare la natura antisociale del monopolio, cominciò così ad essere influenzato da questo cambiamento economico-sociale[/b] perdendo con il tempo quello che era il suo messaggio iniziale. [b]Un cambiamento che si concretizzò nel 1924, quando Elizabeth Magie fece registrare il brevetto di una seconda versione[/b], introducendo alcune modifiche molto vicine al concetto dell’attuale Monopoly. [img]magazine/article49/5.jpg[/img] [nl]new-line[/nl] Per quasi trent’anni il gioco inventato da Magie viene liberamente giocato in molte varianti e con diversi nomi, tra cui [b]Auction Monopoly[/b] o più semplicemente “Monopoly”. Alcune persone iniziano a brevettare i loro set di regole, come un certo [b]Dan Layman[/b] che nel 1932 vende la sua edizione di Auction Monopoly alla società Electronic Laboratories di Indianapolis con il nome di [b]Finance[/b]. Un tale Ruth Hoskins, imparato il gioco direttamente da Layman, lo porta con sé ad Atlantic City provvedendo anch’egli a modificarne alcuni elementi. E così, con il passaparola tra amici, il gioco arriva a [b]Charles Todd[/b] che lo fa conoscere a [b]Charles Darrow[/b]. [br]break-line[/br] Darrow introduce a sua volta alcune modifiche al gioco, ottenendo un brevetto per la sua versione che decide di chiamare Monopoly. Il gioco viene, quindi, acquistato dalla Parker Brothers che, per proteggere i propri diritti di copyright, acquisisce anche The Landlord’s Game e Finance immettendoli sul mercato con notevoli modifiche sia grafiche che strutturali. [img]magazine/article49/6.jpg[/img] [nl]new-line[/nl] La vicenda resta nascosta per decenni, per emergere, quasi per caso, dopo una serie di procedimenti legali che la Parker Brothers porta avanti contro [b]Ralph Anspach[/b], accusato di violazione dei diritti in seguito alla realizzazione e pubblicazione del gioco [b]Anti-Monopoly[/b]. Le cause si trascinano per anni, fino a che Anspach non scopre la vera storia e arriva a ottenere una sentenza favorevole da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti, che stabilisce, una volta per tutte, che [b]il gioco Monopoly non poteva essere considerato un’invenzione originale di Charles Darrow[/b]. [img]magazine/article49/7.jpg[/img] [h2]L’edizione italiana e le versioni speciali[/h2] [b]Nel 1936 il Monopoly fa il suo ingresso in Italia[/b], pubblicato da Editrice Giochi. Siamo in piena epoca fascista, con il divieto assoluto di utilizzo di inglesismi: il nome vede, così, l’eliminazione della y finale, diventando [b]Monopoli[/b]. Allo stesso modo tutti i toponimi utilizzati nel gioco vengono italianizzati, con termini che sono fortemente legati all’idea della dittatura, nomi poi sostituiti dopo la caduta di Mussolini. [br]break-line[/br] Da allora il gioco è rimasto praticamente inalterato nella sua struttura di base, tranne che per la modifica di alcune regole. I toponimi presenti sulla plancia sono un’invenzione di [b]Emilio Cirri[/b], che prende ispirazione dalle vie di Milano. [img]magazine/article49/8.jpg[/img] [nl]new-line[/nl] [b]Ad oggi si contano quasi 300 versioni di Monopoly[/b], grazie a tutte le edizioni speciali che sono state realizzate nel corso degli anni. Il Monopoly è, infatti, fra i giochi da tavolo quello che più si è prestato alla realizzazione di [b]versioni ispirate al mondo del cinema[/b], come Star Wars, [b]alle serie tv[/b], come Il Trono di Spade, [b]alla musica[/b], come i Queen, o [b]ai videogame[/b], come Fifa. [br]break-line[/br] Oltre a queste edizioni speciali, [b]il gioco più famoso al mondo è stato anche digitalizzato[/b], diventando un’applicazione per i dispositivi Apple o un gioco browser based, nel quale i soldi di carta sono stati sostituiti da carte di credito. La digitalizzazione del gioco è arrivata fino ad allacciare una collaborazione con i casinò online nell’edizione [b]Monopoly Live[/b], che combina le logiche Monopoly con quelle del casinò e della realtà aumentata. [img]magazine/article49/9.jpg[/img]
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Nel vasto universo del graphic design, la scelta dei font riveste un'importanza cruciale. L’estetica testuale scelta per accompagnare loghi, progetti, poster e copertine è un aspetto fondamentale nella percezione generale che si vuole affidare al proprio prodotto: la forma del testo sottolinea il “carattere” dell’opera che si propone al lettore, allo spettatore o al cliente e ne influenza la percezione. Vi portiamo alla scoperta della storia affascinante dei font digitali, dall'abbandono dei moduli a blocchetti metallici alla nascita dei web font, dalla creazione del primo font digitale alla diffusione dei computer con interfaccia grafica negli anni '80. Scopriremo insieme alcuni caratteri tipografici digitali, come il Comic Sans e il Papyrus, che si sono distinti nel corso degli anni, amati e odiati per il loro successo, e hanno catalizzando sentimenti contrastanti tra gli utenti di tutto il mondo.