L’INGANNO DEL CERVELLO

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L’INGANNO DEL CERVELLO Stiamo scrivendo il nostro testo con impegno e dedizione, abbiamo avuto l'ispirazione giusta e siamo super convinti del nostro pezzo. La scelta del lessico ci sembra giusta, il tono di voce e la sintassi comunicano efficacemente l’idea: tutto sembra perfetto.

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L’INGANNO DEL CERVELLO

Perché ci capita di non vedere errori di battitura nei testi che scriviamo

Stiamo scrivendo il nostro testo con impegno e dedizione, abbiamo avuto l'ispirazione giusta e siamo super convinti del nostro pezzo. La scelta del lessico ci sembra giusta, il tono di voce e la sintassi comunicano efficacemente l’idea: tutto sembra perfetto. Per essere maggiormente scrupolosi lo leggiamo e rileggiamo più volte, ci accertiamo che non ci siano errori di battitura. Il testo è stato letteralmente “scannerizzato” dall'inizio alla fine e a questo punto siamo convinti, nessun errore ci è sfuggito. Siamo pronti per l'invio! [nl]new-line[/nl] Attendiamo, poi, con impazienza, riscontri sul nostro lavoro, ma riceviamo invece in risposta degli appunti riguardanti degli errori di testo di cui non ci siamo resi conto: una nota ci dice che abbiamo saltato una lettera in una parola alla decima riga e abbiamo invertito due lettere in una parola alla seconda pagina. [nl]new-line[/nl] Ma come è stato possibile? [h2]I subdoli errori di battitura[/h2] Evitare gli errori di battitura è una sfida comune che accomuna chiunque si trovi a scrivere per professione o per necessità, come copywriter, addetti stampa, scrittori o giornalisti. Il rischio di incorrere in refusi si presenta costantemente a chi è chiamato a produrre testi su base quotidiana, e nell’ambito della comunicazione interessa la stesura di e-mail, articoli, documenti formali o informali, brochure aziendali, volantini pubblicitari, poster e cartelloni, materiali di approfondimento, inviti, comunicati stampa o schede prodotto. In tutti questi casi, il refuso può nascondersi silenziosamente tra le centinaia o migliaia di lettere che compongono il testo, pronto a sfuggire all'occhio attento di chi scrive. [nl]new-line[/nl] Già ai tempi delle macchine da scrivere, anche il dattilografo più esperto e abile non era immune alla possibilità di commettere frequenti errori di battitura; un paradigma che vale ancora oggi, nonostante l'uso del computer, che se da un lato ci offre strumenti di correzione automatica, dall'altro non sempre è in grado di metterci al riparo da eventuali sviste. [pic]magazine/article12/2.jpg[/pic] [nl]new-line[/nl] Ciò che rende la situazione ancora più complessa è il fatto che spesso gli errori di battitura coinvolgono parole di cui conosciamo perfettamente l'ortografia, ma nelle quali, per qualche motivo, non riusciamo a individuare l'insidioso errore, anche dopo ripetute riletture. Dove risiede la ragione per cui non riusciamo a notare errori apparentemente così banali? La risposta ci è fornita dalla ricerca scientifica, la quale ha definito la difficoltà nell’individuazione degli errori ortografici non in relazione alla poca attenzione, ma in rapporto a un meccanismo cognitivo complesso. La nostra mente mette in atto, infatti, una sintesi di quel che leggiamo, risultando in una modalità di lavoro, da una parte più efficiente, che ci permette di focalizzarci sul contenuto generale del testo, ma dall’altra ingannevole, per quanto attiene all’identificazione dei refusi testuali. [h2]Il nostro cervello ci inganna[/h2] Individuare un errore di battitura può risultare estremamente difficile, anche dopo aver riletto il testo numerose volte con attenzione. Questa difficoltà non è semplicemente una questione di disattenzione o fretta, ma è strettamente legata al funzionamento del nostro cervello, un organo straordinariamente complesso e sofisticato. È proprio questa complessità che, paradossalmente, ci impedisce di notare certi errori, anche quando siamo certi di aver prestato la massima attenzione. Esistono tre teorie scientifiche di rilievo che ci aiutano a comprendere come il nostro cervello sia in grado di "ingannarci", nascondendoci i subdoli refusi che si insinuano tra le righe del nostro testo, impedendoci di riconoscerli anche dopo ripetute letture. Questi studi ci offrono una chiave di lettura affascinante su come il cervello processa le informazioni visive e testuali, dimostrando come, in realtà, esso cerchi di ottimizzare il processo di lettura a discapito della rilevazione dei piccoli errori. [nl]new-line[/nl] [b]“Non imorpta in che oridne apapaino le letetre in una paolra, l’uinca csoa imnorptate è che la pimra e l'ulimta letetra sinao nel ptoso gituso. Il riustlato può serbmare mloto cnofuso e noonstatne ttuto si può legerge sezna mloti prleobmi. Qesuto si dvee al ftato che la mtene uanma non lgege ongi letetra una ad una, ma la paolra nel suo isineme. Cuorsio, no?”[/b] [nl]new-line[/nl] Siamo tutti capaci di leggere questo testo senza difficoltà, anche se le parole non sono scritte in modo del tutto corretto. La nostra mente, infatti, possiede la sorprendente abilità di ricomporre le parole, anche quando esse presentano errori ortografici. Questo fenomeno è stato oggetto di studio da parte dell’Università di Nottingham, la quale ha approfondito il processo di semplificazione operato dal cervello umano durante la lettura. Secondo le conclusioni emerse, finché la prima e l’ultima lettera di una parola si trovano al loro posto, il cervello riuscirà a interpretare con rapidità le parole alterate presenti nel testo, poiché verranno riconosciute come termini familiari, composti dalle stesse lettere di termini già di sua conoscenza. Pertanto, la mente non lavora nell’elaborare ogni singola lettera in modo isolato, ma percepisce la parola come un intero. Questo meccanismo porta il cervello a effettuare una correzione automatica, senza che ce ne rendiamo conto, e ciò spiega perché, nel corso della lettura, non rileviamo immediatamente eventuali errori ortografici: è per questa ragione che, nonostante l’attenzione prestata, alcuni refusi riescono comunque a sfuggirci. [nl]new-line[/nl] Secondo il Dottor Riccardo Cocchi, Psichiatra Psicoterapeuta, Dottore di Ricerca in Psicoterapia e Antropologo Culturale, il cervello umano ha una profonda avversione per il senso di incertezza. Quando si trova di fronte a uno stimolo incerto, preferisce piuttosto aggrapparsi a una certezza, anche se errata, pur di evitare il disagio dell'indeterminatezza. Questo meccanismo si manifesta attraverso l'aggiunta di dettagli alle informazioni percepite, nel tentativo di correggere le percezioni che altrimenti risulterebbero incomplete o incomprensibili. In altre parole, il cervello opera una sorta di autocorrezione, rifiutando di accettare uno stato di incomprensione. Quando leggiamo una frase contenente un errore, il nostro senso della vista trasmette al cervello tutte le parole presenti, incluso il refuso. Tuttavia, il cervello, nel suo desiderio di mantenere una comprensione coerente e priva di incertezze, cancella l'anomalia dalla percezione complessiva, appena prima di interpretarla. Ciò che ne deriva è una rappresentazione della realtà che è stata inconsciamente alterata per evitare qualsiasi dissonanza cognitiva. Questo processo avviene a livello subconscio, ovvero in una modalità del tutto automatica, nella quale il cervello interviene proattivamente per assicurarsi che ciò che percepiamo sia sempre coerente, anche a costo di distorcere leggermente la realtà. [nl]new-line[/nl] Il Professor Tom Stafford, docente di psicologia e scienze cognitive presso l'Università di Sheffield, fornisce un'ulteriore spiegazione su questa particolare tendenza del cervello umano. Egli osserva che, durante il processo di scrittura, il cervello si trova a svolgere un compito estremamente complesso: trasmettere un'idea. Per riuscirci, il cervello tende a semplificare le operazioni più automatiche, come la conversione delle lettere in parole e delle parole in frasi, in modo da poter concentrare le proprie risorse cognitive su attività più impegnative, come l'elaborazione di idee articolate. Stafford sottolinea inoltre che il cervello umano non elabora ogni dettaglio in modo analitico, come farebbe un computer, ma combina le informazioni sensoriali con ciò che si aspetta, estraendo il significato complessivo. Questo meccanismo di integrazione tra percezione e aspettativa consente di comprendere rapidamente il senso di ciò che si legge, rendendo il processo di lettura più efficiente. [nl]new-line[/nl] Pertanto, quando rileggiamo il nostro lavoro, la mente tende a concentrarsi sul significato generale del messaggio che desideriamo comunicare, piuttosto che sui singoli dettagli come le parole e le lettere. Di conseguenza, gli errori di battitura spesso passano inosservati, poiché il cervello, ormai focalizzato sull'interpretazione globale del testo, non percepisce più le piccole anomalie presenti al suo interno. [pic]magazine/article12/3.jpg[/pic] [h2]Metodi pratici per la rilettura[/h2] Come possiamo affrontare questo problema e ridurre il rischio di errori? Innanzitutto, è fondamentale riconoscere e comprendere la particolare caratteristica del nostro cervello descritta in questo articolo per essere consapevoli di quanto il nostro inconscio possa influenzare la capacità di rilevare errori. Affidarsi esclusivamente a una rilettura minuziosa del proprio testo, cercando di concentrarsi intensamente per individuare ogni imperfezione, potrebbe non essere sufficiente, a meno che non si adottino alcuni semplici ma efficaci accorgimenti. [nl]new-line[/nl] Un approccio utile potrebbe essere quello di ingannare la memoria del nostro cervello rendendo il testo meno familiare. Questa modifica può essere attuata cambiando il colore o il carattere dei font, oppure stampando il documento e correggendolo manualmente con una penna. Questi piccoli cambiamenti possono alterare il modo in cui il cervello percepisce il testo, rendendo più facile individuare eventuali errori. [nl]new-line[/nl] Il Dottor Cocchi suggerisce un'altra tecnica interessante: leggere il documento al contrario, partendo dalla fine e procedendo verso l'inizio. In questo modo, le frasi appaiono prive di un senso logico immediato, costringendo la memoria a confrontare ogni parola con il suo significato isolato, senza collegarla al contesto generale del testo. Questa separazione tra le frasi e il loro significato complessivo impedisce alla memoria di intervenire e correggere automaticamente eventuali anomalie, rendendo più probabile l'individuazione di errori. [nl]new-line[/nl] Tuttavia, la soluzione più efficace resta la rilettura del documento da parte di un'altra persona. Un lettore esterno, che affronta il testo per la prima volta, non avrà la stessa familiarità con esso e, di conseguenza, sarà più incline a notare eventuali anomalie che potrebbero sfuggire all'autore. [nl]new-line[/nl] Questi piccoli accorgimenti possono aiutarci a ridurre significativamente il numero di errori nel nostro testo, ma va ricordato che l’errore resta comunque una componente intrinseca dell'attività umana. La presenza di qualche refuso può sempre sfuggirci, ma è senz’altro utile adottare tutte le precauzioni possibili per minimizzare le sviste, che potrebbero causare perplessità o sorpresa nel lettore. Dopo aver messo in pratica queste accortezze, possiamo inviare il nostro lavoro con maggiore serenità, auspicandoci che i feedback dei lettori siano positivi e ricchi di apprezzamenti. [h3]Hai bisogno di professionisti che aiutino la tua impresa a comunicare, promuoversi e raccontarsi?[/h3] Noi di Otix siamo pronti per creare e raccontare insieme una storia, LA TUA. [br]break-line[/br] Puoi contattarci inviandoci una email all’indirizzo [url]info@otix.it [/url]o chiamando al [url]800 18 20 60[/url]

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