CLUBHOUSE: IL NUOVO SOCIAL DELLA VOCE La comunicazione è il nostro mondo. Più che il nostro lavoro, è la nostra dedizione. Sia nell’online che nell’offline ci piace conoscere e scoprire cosa accade ogni giorno. E così è stato anche quando, all’improvviso, nell’ambito dei social network si è aggiunta una nuova piattaforma: Clubhouse.
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La comunicazione è il nostro mondo. Più che il nostro lavoro, è la nostra dedizione. Sia nell’online che nell’offline ci piace conoscere e scoprire cosa accade ogni giorno. [br]break-line[/br] E così è stato anche quando, all’improvviso, nell’ambito dei social network si è aggiunta una nuova piattaforma: [b]Clubhouse[/b]. [br]break-line[/br] Fin dal principio ha attirato la nostra attenzione. Ci siamo interrogati sulle sue funzionalità e su quale potesse essere [b]il suo futuro! [/b]Perché la comunicazione si sa è un ambito molto mutevole: quello che funziona in un determinato momento l’attimo dopo potrebbe non funzionare più e scomparire così nel breve tempo. [br]break-line[/br] Per queste ragioni da quando Clubhouse è esploso, all’inizio del nuovo anno, abbiamo osservato e analizzato come esso evolveva ma anche quali idee suscitava negli utenti. [br]break-line[/br] Un nuovo social network può essere, infatti, una “rivoluzione”. Basti pensare a Facebook, a Instagram o a Tik Tok che hanno cambiato molto il modo di comunicare nel tempo, introducendo nuove dinamiche e modi di interagire sia tra le persone che tra le persone e le aziende. Per cui capire l'evoluzione di un nuovo social network può fare la differenza. [h2]Cos'è Clubhouse[/h2] Clubhouse nasce all'inizio del 2020, grazie a Paul Davison e Rohan Seth, e introduce nel mondo dei social un [b]nuovo format focalizzato solo sulla voce[/b]: non si caricano foto, non si scrive, non si inviano messaggi vocali registrati, non si scambiano file o chat. [b]L’interazione avviene solo mediante talk in diretta, senza che nulla venga registrato o salvato. Tutto è live![/b] [br]break-line[/br] Il social è suddiviso in “stanze”, come un enorme centro congressi pieno di sale, ciascuna con un argomento e con dei partecipanti. Proprio come in un convegno reale, anche su Clubhouse ci sono i moderatori, le persone invitate sul palco che prendono la parola, il pubblico che ascolta e che può (se vuole) intervenire alzando la mano. [br]break-line[/br] Il boom del successo si registra nel corso del mese di gennaio 2021, quando molti esperti iniziano ad avvalersi della piattaforma per gli argomenti più svariati. Per di più il nuovo social si caratterizza per un certo grado di esclusività, essendo rivolto solo ai possessori di iPhone e l’accesso consentito solo tramite l’invito di una persona già iscritta. [br]break-line[/br] La curiosità generata e il suo carattere esclusivo cominciano a suscitare sempre più interesse tra le persone, generando una vera e propria caccia agli inviti che vengono messi in vendita persino su eBay. [img]magazine/article18/2.jpg[/img] [h2]Successo effimero?[/h2] Incuriositi da questo nuovo fenomeno social, abbiamo anche noi scaricato l’app e partecipato ad alcune stanze virtuali. Oltre che per semplice curiosità, abbiamo cominciato ad usare Clubhouse con molto entusiasmo prendendo parte a dibattiti su argomenti di nostro interesse. Anche il grado di coinvolgimento degli utenti sembrava alto. Tutti alla ricerca del fatidico invito e pronti ad alzare la mano per intervenire. [br]break-line[/br] Ma qualcosa nei mesi successivi è cambiato: le stanze sono diventate sempre meno affollate e si è diffuso un netto calo d’interesse tra gli utenti, ben evidente dalla scarsa partecipazione e dal crollo di download. Gli esperti di settore, che prima creavano le stanze di discussione su un determinato tema, hanno iniziato a perdere l’interesse ad avviare un dibattito a causa del pubblico sempre più in diminuzione. [br]break-line[/br] [b]Successo già in declino?[/b] Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi. [br]break-line[/br] Intanto è stata resa disponibile anche la versione Android, lanciata prima negli Stati Uniti e poi diffusa nel resto del mondo, che potrebbe ribaltare le sorti della piattaforma social. [h2]Cosa non ha funzionato?[/h2] Un’applicazione sicuramente innovativa, focalizzata su un aspetto – la voce - non ancora preso in considerazione dai diretti competitors. Forse però non abbastanza soddisfacente. [br]break-line[/br] La sua esclusività, considerata inizialmente un punto di forza, si è rivelata essere ben presto un punto di debolezza. Scaricabile solo su iOS, fino al mese di maggio, e accessibile solamente tramite invito, il social si è trasformato in una sorta di privé e non è riuscito ad evolversi. Un sistema troppo macchinoso, che ha fatto sì che rimanesse troppo circoscritta ad un numero limitato di persone. [br]break-line[/br] Il notevole calo è inevitabilmente legato anche alla ripresa della vita dinamica pre-pandemia. Sicuramente, infatti, ad incidere sul suo successo è stato anche il momento storico in cui ci trovavamo. Costretti a rimanere la maggior parte del tempo in casa, a causa delle restrizioni nella circolazione, abbiamo cercato modi alternativi di trascorrere il nostro tempo. E Clubhouse è stato molto utile per combattere la noia ascoltando dibattiti tematici coinvolgenti. [br]break-line[/br] Certamente il nuovo social network ha introdotto un nuovo modo di interagire e comunicare, offrendoci la possibilità di partecipare a discussioni interessanti e stimolanti. Di contro c'è da dire che richiede troppo tempo di permanenza (anche di ore) e una presenza istantanea, perché la discussione non può essere registrata o salvata, per cui non essere connessi nell’orario dell’evento vuol dire perderlo. E oggi il tempo che trascorriamo sui social è nuovamente versatile, si riduce a minuti in più momenti della giornata. Apriamo l’app, scorriamo la Home dando un’occhiata qua e là, con una permanenza di breve-medio periodo, non certo di ore consecutive. Anche la richiesta di attenzione da parte dell’utente è maggiore. Non stiamo ascoltando la radio o la musica ma una conversazione e se vogliamo comprendere bene gli scambi di idee è richiesta la nostra completa attenzione. Per di più non vedere le persone che parlano aumenta la difficoltà a mantenere l’attenzione alta. [br]break-line[/br] Il successo improvviso di Clubhouse non ha lasciato comunque indifferenti i competitors, che si sono ben presto attivati a colmare il gap che li svantaggiava rispetto al nuovo arrivato. Ecco che subito Twitter ha introdotto la funzione “Spaces” che imita palesemente quella di Clubhouse, mentre Facebook sperimenta già negli Usa "Hotlines" basato sempre sull’aspetto vocale. [nl]new-line[/nl] Non possiamo sapere se queste nuove funzioni introdotte sui social più noti decreterà la definitiva perdita di interesse verso Clubhouse oppure al contrario se la sua disponibilità anche su dispositivi Android ne risolleverà le sorti. Staremo a vedere.
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